(ultimo aggiornamento 30 giugno 2025)
Negli ultimi tempi si sono moltiplicate nelle principali città le azioni dei movimenti “climatici” che reclamano la “decarbonizzazione” dell’economia: tra le più eclatanti blocchi stradali e imbrattamenti di opere d’arte. Queste hanno portato a squallide criminalizzazioni e processi per direttissima, ma finora a poche condanne, per lo più con clementi sospensioni. Inoltre vi sono state colluttazioni e furiosi diverbi con automobilisti o altri presenti, che sporadicamente manifestano solidarietà. Tutto ciò in una tendenza generale di militarizzazione crescente, disciplinamento sociale, conformismo per tirare a campare, settorializzazione delle lotte e inasprimento repressivo delle manifestazioni conflittuali, compresa addirittura l’espressione d’opinione. Fenomeni che si stanno aggravando, ma giungono da lontano, non certo solo dall’ultimo governo. In questa situazione desolante gli atti dei movimenti “climatici” potrebbero apparire in qualche modo addirittura “rivoluzionari”. Nel frattempo però si aggravano le devastazioni ecologiche e sociali, si susseguono inutili vertici internazionali e politiche ambientali dannose, con l’estensione delle guerre come orizzonte principale. Assistiamo a una sconfitta storica dei movimenti ambientalisti che risultano per lo più ininfluenti se non spesso recuperati e funzionali ai sistemi di dominio o presi come capro espiatorio per molte delle vessazioni che gli sfruttati subiscono. Per molti motivi che indagheremo viene da chiedersi se tali esiti derivino da analisi, obiettivi e modalità di azione adeguate alla situazione o piuttosto stiano dirottando le lotte.
Analizzeremo quindi le principali questioni strategiche con cui dovrebbero confrontarsi i movimenti “climatici”- ambientalisti e non solo, a partire dalla lettura e interpretazione politica della realtà che ci circonda.
All’inizio ci occuperemo dell’attuale “transizione” energetica-industriale-digitale e del posizionamento dei movimenti al suo interno. Affronteremo poi alcune questioni socio-ecologiche fondamentali e il ruolo delle tecnoscienze nel dispiegarsi dei paradigmi dominanti. Quindi approfondiremo l’operazione di appropriazione della narrativa catastrofista con le modalità emergenziali, guerrafondaie e autoritarie di affrontare i problemi ambientali e sociali. Dopo tratteremo l’organizzazione dei movimenti “climatici”, i loro rapporti, gli orizzonti e le priorità. Le critiche potrebbero sembrare drastiche e indifferenziate. Si tratta ovviamente di semplificazioni dialettiche per evidenziare le problematicità e le inclinazioni generali; desunte sia da analisi plurali che da esperienze dirette. Le situazioni specifiche dei singoli gruppi sono naturalmente molto diversificate e con varie sfumature qui non riassumibili per esigenze di sintesi. Tralasceremo comunque gli aspetti più scontati e dati ormai per assodati. Infine ci concentreremo sulle prospettive eterodosse di lotta e di autonomia, accennando alcuni punti di vista generali su pratiche e percorsi che vanno in direzioni, ci sembra, più sensate.
Come vedremo, infatti, le questioni collegate sono molte, ben più ampie del solo clima e chiamano in causa la lotta generale contro l’ordine di cose presenti. Pur non pretendendo di poter esaurire tutti gli aspetti, cercheremo soprattutto di mantenere una visione d’insieme, che non sia comunque totalizzante. Delineeremo le principali connessioni tra i temi, ricucendo passaggi focalizzati da altri altrove e fornendo alcuni spunti per ulteriori analisi di approfondimento.
Indice generale
“Transizione” industriale
Questioni ecologiche fondamentali
Dominio delle tecnoscienze
Emergenzialismo e autoritarismo
Organizzazione, rapporti, priorità dei movimenti “climatici”
Prospettive eterodosse